Freeter in Giappone: tra libertà e insicurezza

In Giappone, il termine "freeter" (フリーター) si riferisce ai lavoratori precari di età compresa tra i 15 e i 34 anni che svolgono un lavoro part-time o temporaneo dopo l'altro. Comparso per la prima volta alla fine degli anni '80, questo status riguarda oggi più di 10 milioni di persone. I freeter simboleggiano gli eccessi di un mercato del lavoro sempre più duale e le difficoltà di integrazione sociale di un'intera fascia di giovani giapponesi. Diamo uno sguardo al mondo di questi "lavoratori liberi" ai margini della società giapponese.

Chi sono i freeter giapponesi? Profilo e motivazioni

Il termine "freeter" combina la parola inglese "free" e quella tedesca "arbeiter". Originariamente, negli anni '80, si riferiva ai giovani che rifiutavano volontariamente il modello tradizionale di lavoro a vita per godere della propria libertà. Ma con lo scoppio della bolla economica negli anni '90, il numero di freeters è esploso. Da meno di 1 milione nel 1990 a oltre 4 milioni nel 2001. Molti sono diventati freeter per necessità, perché non riuscivano a trovare un lavoro stabile una volta terminata la scuola.

Il quartiere degli affari di Tokyo, simbolo del miracolo economico del dopoguerra

wikipedia

In mancanza di sicurezza del lavoro, i freeter passano da un lavoro saltuario all'altro. Si trovano soprattutto nei konbini (mini-market aperti 24 ore su 24), nel settore alberghiero e della ristorazione e nell'handling. Con uno stipendio medio di 139.000 yen al mese nel 2000 (circa 950 euro), è difficile per loro diventare indipendenti. Molti continuano a vivere con i genitori, diventando "parasaito shinguru" (scapoli parassiti).

I lavori svolti dai freeters sono raramente dichiarati. Non offrono copertura sanitaria, né contributi pensionistici, né protezione contro la disoccupazione. Le prospettive di carriera sono praticamente inesistenti, poiché le aziende giapponesi preferiscono assumere giovani laureati. I freeters di età superiore ai 30 anni hanno pochissime possibilità di trovare un impiego stabile.

Konbini, dove spesso lavorano i freeters

wikipedia

Di fronte a questa impasse, alcuni freeter si stanno mobilitando per difendere i loro diritti. Nel quartiere di Tokyo di Kōenji, un focolaio della controcultura giapponese, l'attivista Hajime Matsumoto ha lanciato nel 2001 "La grande fionda dei poveri". L'obiettivo: rivendicare uno stile di vita alternativo organizzando banchetti di strada, zone franche, ecc

Anche il sindacato NEET (Not in Education, Employment or Training) di Kōenji lotta contro la precarietà e l'isolamento, chiedendo alloggi gratuiti. Alcuni di loro si assumono il compito di "godersi la propria povertà" sperimentando nuovi modi di vivere insieme, ai margini della società dei consumi. Una reazione all'immagine del salaryman che si esaurisce nel lavoro, a volte fino al "karōshi" (morte per eccesso di lavoro).

koenji

Una strada del quartiere di Koenji

Aymeric Geoffre

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